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ROTARY CLUB

Un club di "numeri uno" volti al progresso della società e fedeli allo spirito di Paul Harris


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LA RUOTA DEI POTENTI

Essere nel Rotary è uno status symbol, ma lo spirito è sempre quello dell’avvocato americano Paul Percy Harris (foto), fondatore del Rotary. Il suo motto era: incontrarsi per aiutare a servire meglio la società. Paul Harris asseriva che l’amicizia è la roccia sulla quale è stato costruito il Rotary e la tolleranza è l’elemento che lo tiene insieme. E sono proprio l’amicizia e la tolleranza a tenere uniti un numero di rotariani che nel mondo sono milioni.

Arrivato alla professione dopo una laurea a Princeton e dopo aver fatto il giornalista, Paul Harris –nativo del Wisconsin nel Vermont– per costruirsi un avvenire decise di trasferirsi a Chicago, una metropoli affascinante ma spietata. Il 23 febbraio 1905 convoca nel suo studio tre giovani uomini d’affari: Silvester Schiele, Gustavus Loehr e Hirma Shorey. Ai suoi tre amici Harris prospettò l’idea di fondare un nuovo club per businessman nel quale fossero rappresentate tutte le attività economiche e professionali di una comunità.

Harris voleva sentire intorno a sè e fare sentire agli altri quel calore umano che era difficile trovare a Chicago in quegli anni di piombo. Il fine doveva essere quello di servire la società con un impegno personale per migliorare la comunità, formando i principi della più alta rettitudine nella pratica degli affari e delle professioni e promuovendo la causa della pace mondiale. L’aspetto internazionale del club era fondamentale per Harris, uno strumento per rafforzare la comprensione tra i popoli, dando vita a scambi culturali tra differenti nazioni.

Come motto fu scelto «Service above self. He profits most who serves best» (il dovere al di sopra di sè stessi, guadagna di più chi più si mette al servizio degli altri). Quanto al nome fu scelto qualche tempo dopo la prima riunione quello di “Rotary” perchè i primi soci del club avevano l’abitudine di riunirsi a rotazione nel luogo di lavoro di ciascuno di essi. Con la crescita del numero degli iscritti si dovette poi scegliere una sede e le riunioni diventarono «conviviali».

I soci decisero di incontrarsi una volta alla settimana a pranzo o a cena di solito in un ristorante di un albergo o di un circolo privato. Ma il concetto di rotazione è rimasto sempre presente per la regolarità con la quale ruotano le cariche e fu tradotto anche nel distintivo che tutti i soci devono portare sempre all’occhiello: una piccola ruota dentata che oggi accomuna milioni di uomini e donne arrivati al massimo della loro affermazione professionale e impegnati nel progresso della società e nella ricerca del bene comune.

Per essere ammessi in un Rotary Club vi è una lunga lista di attesa: l’aspirante socio deve pazientare per mesi. Lo statuto del Rotary International vorrebbe in ogni club un unico rappresentante per ogni categoria professionale o imprenditoriale, ma questa è una regola interpretata con molta elasticità, perché si tiene conto delle numerose specializzazioni oggi esistenti nelle diverse professioni.

La domanda dell’aspirante rotariano deve essere presentata da un socio e deve superare il vaglio della commissione per le ammissioni che fa una prima selezione incontrando il candidato. Poi il nominativo passa all’esame del consiglio del Club nel quale l’aspirante chiede di essere ammesso e infine viene comunicato a tutti i soci di quel Club. Se uno di loro ritiene di avere fondati motivi per opporsi all’ammissione può esprimerli per iscritto entro 30 giorni. Decorso tale termine, in assenza di opposizioni, l’aspirante socio viene ammesso al Rotary e partecipa alla prima riunione conviviale del suo Club. Entra così nel “pianeta Rotary”, viene presentato ufficialmente agli altri soci e riceve la tessera e la ruota dentata che dal quel momento in poi deve portare sempre all’occhiello.

L’Italia con il Club di Milano, fu la settima nazione europea ad accogliere l’idea di Paul Harris, 18 anni dopo la sua fondazione a Chicago. Il Rotary italiano numero uno nacque il 19 giugno 1923 nel corso di una colazione nella sala del Caffè Cova che allora si trovava in Via Manzoni, a due passi dalla Scala. A quella riunione conviviale erano presenti personalità italiane e straniere del mondo imprenditoriale.

Gli ideali rotariani si diffusero rapidamente in Italia. Dopo Milano, Trieste e Genova furono le città che più prontamente si adoperarono per fondare un Club. Dopo appena 2 anni dalla costituzione del primo Club a Milano, il Rotary International era in Italia con ben 11 Club e tra i suoi membri vi erano anche i principi della Casa Reale. Negli Anni Venti e Trenta, il Rotary rappresentava uno status symbol riservato a pochissimi “eletti”. Accedervi era quasi impossibile.

A partire dal 1938, le attività dell’associazione in Italia vennero interrotte per 10 anni e vennero riprese il 24 febbraio 1948, giorno in cui ebbe luogo la prima riunione post bellica all’Hotel Excelsior di Roma alla presenza del Presidente del Consiglio dei Ministri, Alcide De Gasperi. Da allora la storia del Rotary in Italia è stata un continuo arricchirsi di nomi prestigiosi: da Giulio Andreotti a Silvio Berlusconi.

Negli ultimi anni il Rotary, che conta oggi con oltre 1 milione 200 mila soci distribuiti in 32 mila Club in 200 diverse regioni geografiche, è stato caratterizzato da una progressiva apertura sociale, diventando un corpo intermedio molto sensibile a nuovi contributi di opere e di idee, ma sempre attivo nel fare fronte ai bisogni della società: dalle questioni ambientali a quelle sanitarie. Determinante è stato l’impegno rotariano nella lotta per debellare la poliomielite che fino ad alcuni decenni fa rappresentava una minaccia per i bambini di tutto il mondo e che ancora oggi vede il Rotary International impegnato nella sua campagna di distribuzione del vaccino.

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